Halloween: il ritorno della paura

Halloween

Halloween: il ritorno della paura

Il 18 ottobre la Festa del cinema di Roma si è vestita di nero terrore. A essere presentato è stato Halloween, l’atteso sequel del cult di John Carpenter firmato da David Gordon Green.

HalloweenLa paura al cinema ha assunto molteplici facce: la bambola assassina, la bambina dell’esorcista, Norman Bates, la maschera di Scream, Freddy Krueger, ma mai nessuno come il Michael Myers di Halloween ha saputo abitare gli incubi più reconditi di intere generazioni di spettatori.

Il suo volto nascosto è divenuto simbolo di una malvagità accecante e irrazionale; il pugno chiuso, invece, transfert di morte e mostruosità. Con il suo Halloween – La notte delle streghe datato 1978 e realizzato con pochissimo budget, John Carpenter non solo ha creato un mostro racchiuso nelle fattezze di un uomo, ma una vera e propria pietra miliare della cinematografia horror. Non deve pertanto sorprendere se la notizia di un suo sequel a opera di David Gordon Green lasciasse alle sue spalle un lascito di aspettative e incontenibili pregiudizi.

Gordon-Green si rivela capace di riprendere la storia di Laurie Strode, delle sue fobie e probabili conseguenze psicologiche dovute al traumatico incontro con Michael Myers, e riportarle ai giorni nostri senza stravolgere l’opera di Carpenter, ma anzi, rinvigorendola con un aspetto metacinematografico degno di nota. La fotografia di Michael Simmonds non solo accentua la lotta con l’oscurità di un animo umano in netta putrefazione, ma gioca con la luce in tutte le sue sfumature dando vita a un gioiello del male, in cui ogni riflesso è un sentimento di pericolo, o una paura per la morte in agguato.

Seppur seguendo da vicino il personaggio di Meyers e sostituendosi alla sua visione, grazie all’impiego di scelte registiche accurate ed espedienti tecnici che vanno ben oltre il canonico jump scare (ossia la comparsa di colpo di un rumore forte per mettere paura) il regista riesce a mantenere alto il livello di tensione in sala, soddisfacendo appieno con la sequenza finale, le aspettative e le attese dello spettatore. La casa di Laurie, tra le mani di Gordon Green, si ammanta delle vesti di un teatro dell’orrore nel quale mettere in scena lo spettacolo della salvezza e dell’istinto materno di sopravvivenza. Perché una delle grandi costanti che legano il film di Green con quello di Caprenter è la forza della donna qui moltiplicata alla terza. Tre generazioni sono messe alla stregua della follia omicida di Meyers e ognuna apporta alla macchina rodatissima di rincorsa alla salvezza la propria ingegnosità in base alle esperienze di vita e background culturali in cui sono cresciute. In quattro decenni Jamie Lee Curtis non perde il proprio vigore, elevandosi ancora una volta, alla vigilia dei sessant’anni, a paladina della fermezza e della furbizia. Laurie non vuole essere limitata al semplice ruolo di vittima, e nell’arco di questo ampio arco temporale lungo quarant’anni, si prepara allo scontro finale con il suo nemico giurato, tentando al contempo di coinvolgere la figlia Karen (Judy Greer) nel tunnel della paranoia e adrenalina paura. Un’eroina di ieri e di oggi, la final girl per antonomasia che nasconde dietro il trauma e l’ossessione di persecuzione un fuoco da alimentare, una benzina da incrementare per accendere in tutta la sua potenza la macchina della vendetta. Un fuoco che prende possesso, investendolo, lo schermo nell’ultima, angosciante e allo stesso tempo elettrizzante, sequenza del film.

L’ostacolo numero uno per un progetto come questo era quello di non suscitare abbastanza orrore in un pubblico assuefatto dalle efferatezze che uomini apparentemente normali e senza maschera compiono ogni giorno nell’ordinarietà quotidiana. Ciononostante, pur non caricando troppo sulle scene splatter e dosando con acutezza l’aspetto ironico di certe battute, Halloween si presenta come un sequel ben bilanciato e pienamente centrante l’obiettivo principale: generare tensione e paura. Un’operazione da compiere sin dall’inizio, dai titoli di testa, con quella zucca di Halloween marcia e distrutta che in un time-lapse invertito si ricompone. Una sequenza meravigliosa in cui ritrovarsi tutta la speranza e l’auspicio di ritornare all’orrore sublime del primo capitolo. Una speranza fortunatamente soddisfatta.

Elisa Torsiello

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